Enogastronomia,  Torino

La cultura del buon cibo

Sono tornata al Salone del Gusto, non più ad ingresso gratuito al Valentino, ma di nuovo al Lingotto con un prezzo calmierato e più giusto che anni fa.  Ne sono uscita entusiasta, e può darsi che un giorno o l’altro nei miei progetti rientri anche l’occuparmi in qualche modo di enogastronomia.
Mi sono strafocata di assaggi di formaggi, salse, sughi, ortaggi, cannoli, birre, tutto meraviglioso e da un certo punto in poi ho dovuto dire basta; se dovessi dire cosa era più buono non saprei, tra i cannoli siciliani, la burrata, il pecorino di Amatrice, i pesti, le patatine al tartufo, le creme a funghi e tartufi, le mozzarelle di bufala, la fontina e potrei continuare. Mi sono anche scottata la bocca con la terribile crema al peperoncino calabrese e l’ancora più terribile crema al peperoncino e spezie georgiana, ma ne è valsa la pena. Grandissimi anche gli incontri con tante persone di tanti Paesi, con cui ho parlato e mi sono confrontata, scoprendo tanti nuovi mondi.
Il cibo è cultura, è condivisione, è incontro, occasione di crescita e di lavoro, per cui mille grazie a chi organizza il Salone del Gusto e al grande Carlo Petrin. Un evento di cui Torino deve andare fiera, ci rivedremo nel 2020 ma comunque il prossimo anno sarà il momento in cui riuscirò forse finalmente ad andare a Cheese a Bra. E magari chissà che non ne nascano nuove idee…